La faccia ingrugnita e malmostosa della sportellista del pubblico ufficio postale (siamo a Brescia) la dice lunga sull’errore degli ultimi decenni passati a sdoganare la riservatezza dei personali turbamenti, la pudicizia di transitori stati d’animo, il segreto delle insoddisfazioni private; è stato insegnato che tutto deve rendersi pubblico e manifesto per ragioni di sincerità e lealtà, perché il nascondimento avrebbe prodotto la crescita di corpi tumorali dei sentimenti inespressi. E al fegato di noi utenti nessuno ha mai volto lo sguardo.
Pubblicità senza Progresso.
Michele Mocciola