Letteratura e fede

Immagine tratta da Sunset Limited, trasposizione televisiva dell'omonimo testo teatrale di Cormac McCarthy.

Recentemente un amico mi ha detto di aver ritrovato la fede dopo aver letto Borges – definendo un po’ grottesca la faccenda, dato che Borges, scrittore ateo (o agnostico), considera la teologia una singolare variazione (o deviazione) della letteratura fantastica. Io ho replicato che non c’è niente di grottesco nel ritrovare la fede grazie alla letteratura. Perché la letteratura è gioco, sì, ma è il gioco del pensiero e dell’immaginazione; quel gioco che non può non esplorare questioni cruciali e snodi fondamentali per l’essere umano. La letteratura è ricolma di meditazioni religiose e metafisiche; poco importa che questo o quell’autore creda o meno in questa o quella religione: se gioca sul serio, la sua meditazione avrà una certa profondità oggettiva e coinvolgerà i lettori. Ovviamente, leggendo la letteratura, qualcuno troverà o ritroverà la fede, e qualcun altro la perderà. Ma a ben vedere si tratta soltanto di accenti diversi dati a uno stesso fenomeno di fondo: leggendo, si perde sempre qualcosa della propria ingenuità, la presunzione di un pregiudizio, un insieme di illusioni automatiche; e sempre si aggiunge un nuovo tassello alla propria capacità di immaginare, alla consapevolezza e maturità di pensiero. Insomma, la letteratura spazza via tutte le fedi e convinzioni di forma inconsistente, meschina, insulsa – non solo quelle religiose o irreligiose: si pensi alla fede ingenua nell’amore – e conduce verso quelle che sono tutt’uno con le migliori qualità intellettuali e morali dell’uomo. Che nominalmente si passi da una fede all’altra, o dall’ateismo alla fede, o dalla fede all’ateismo, ecc., non conta; conta invece la profondità – e il continuo approfondimento – di un percorso personale.

Massimiliano Peroni

 

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